Hai già “droppato” su Instagram e forse neanche lo sai!
Da una challenge virale della scorsa primavera è nato il verbo “droppare”, un neologismo digitale che, forse, nasconde molto più di quanto si possa pensare, ma che, in fondo, può tornare utile in precise strategie di web marketing.
Oggi parleremo di:
- Fenomenologia dei social network: i neologismi anti-boomer
- Volete diventare virali? Lanciate una challenge su Instagram!
- Voce del verbo droppare: 5 possibili origini del termine
- Diamo un senso alla challenge del “Droppa una foto”: a chi è servita veramente?
- Instagram docet: un’importante lezione per il nostro business
Fenomenologia dei social network: i neologismi anti-boomer
Se mio nonno fosse qui oggi mi direbbe tre sole parole: “Che hai detto?”. No, non è come pensate, mio nonno ci sentiva benissimo. Il problema, ad averlo qui oggi, non sarebbe di udito, ma di comprensione.
Già, lui non capirebbe letteralmente la metà delle parole che ciascuno di noi pronuncia quotidianamente. Neologismi come spammare, linkare, bannare, googlare, craccare, chattare… metteteci anche emoji, avatar, reels… e la confusione è totale.
“La lingua inglese è più smart, con parole corte in grado di esprimere al meglio concetti e situazioni nuovi.”
E allora, fosse qui, mi darebbe una bella scrollata per farmi rinsavire. Ma io gli farei semplicemente notare che il verbo scrollare non è più quello che pensa lui. Oggi per dare una bella scrollata basta un dito passato su uno schermo o su un mouse. E, nonostante la mia spiegazione, produrrei un unico inevitabile risultato: “Che hai detto?”
Oggi mio nonno sarebbe un boomer. Forse addirittura qualcosa di più di un boomer, e a proposito di neologismi, potrei definirlo come un iper-boomer. In fondo, già io, con i miei 40 anni suonati, vengo definito boomer dalle nuove generazioni che spadroneggiano su TikTok e su Twitch (e a dire il vero anche da quelle che viaggiano ancora su Instagram).
E, in effetti, la metà delle parole che usano loro io non le capisco. Proprio come mio nonno.
Insomma, da quando esistono i computer, internet, gli smartphone e i social, i neologismi sono il modo che le nuove generazioni usano per distaccarsi da ciò che è vecchio e obsoleto.
Ecco, allora, che nascono parole completamente nuove o che, vecchie parole, assumono significati diversi, legati alle nuove tecnologie, alle nuove professioni, ai nuovi tecnicismi. E, solitamente, sono parole inglesi, perché è negli Stati Uniti che è nato tutto questo. Senza contare che la lingua inglese è più smart, con parole corte in grado di esprimere al meglio concetti e situazioni nuovi.
E noi che abbiamo fatto? Non abbiamo tradotto quelle parole in italiano, anche perché una traduzione non esisteva, essendo parole completamente “inventate”, ma ci siamo limitati a prendere la parola inglese e italianizzarla.
Ed ecco che sono nate così tutte le parole poco fa elencate (spammare, linkare, bannare…), così come è nata anche l’ultima parola in ordine di tempo che mi è suonata completamente nuova: droppare.
“L’engagement su Instagram è aumentato in quei giorni. Quasi 600.000 utenti hanno, infatti, usato l’adesivo “Tocca a te””.
Parola che, tra l’altro, scopro essere in circolazione già dalla scorsa primavera, ma io che sono un boomer DOC l’ho sentita per la prima volta solo oggi. E allora, mi sono detto… perché non scriverci un articolo?
Volete diventare virali? Lanciate una challenge su Instagram!
Droppare, dicevamo. Più precisamente “droppare una foto”, o, per essere ancor più precisi, “droppare una foto su Instagram”.
Già, con i social è così… non dropperete mai una foto su Facebook o su Linkedin, perché il verbo droppare è di uso esclusivo di Instagram (vai a capire perché, poi…). O forse anche di TikTok, ma purtroppo non ho l’età giusta per andare a verificare.
In ogni caso, droppare è nato su Instagram e lì è rimasto. Era la primavera del 2022 e un nuovo tormentone si profilava all’orizzonte: “Foto estate 2021, chi non la droppa, avrà un’estate orribile”. Bastarono queste parole per “scatenare l’inferno”.
Un semplice invito a compiere un’azione ancor più semplice, come condividere una foto, condito da un termine che nessuno, prima di allora, aveva mai sentito: droppa!
“Se l’obiettivo era far rimanere più tempo possibile gli utenti sulla piattaforma, allora è stato raggiunto in pieno.”
Il successo che ha avuto non sto neanche a dirvelo. Quando si tratta di scaramanzia, in Italia, ci facciamo prendere leggermente la mano e solo l’idea di passare un’estate di mer** è bastata a far partire la nuova moda del “dropping” su Instagram delle proprie foto estive (NB: da buon boomer non mi è chiaro se la dicitura “dropping” sia altrettanto riconosciuta e, quindi, utilizzabile quanto “droppare”, ma tant’è…).
Insomma, ora lo so, droppare significa semplicemente pubblicare, postare, condividere foto su Instagram e sfidare gli altri a fare altrettanto…e ditelo prima, no?
Voce del verbo droppare: 5 possibili origini del termine
Okay, ora che il significato di droppare è chiaro a tutti, boomer e non, non mi resta che capire perché proprio “droppare”.
Spulciando il dizionario inglese-boomer/boomer-inglese si scopre che deriva dal verbo inglese to drop (ma và? Da non credere…). Ma che significa to drop? Di possibilità ce ne sono ben 5:
- Cadere, scendere, far cadere, sganciare…mettetela come volete ma il senso è chiaro. Droppare una foto su Instagram significherebbe “farla cadere”, “sganciarla” in nuove Stories e, cioè, pubblicarla.
- Aggiungere, inserire…stesso discorso, stesso risultato! Droppare significa inserire una foto su Instagram. Cioè, pubblicarla.
- Nel mondo dei videogame e dei giochi di ruolo, droppare assume il significato tutto peculiare di raccogliere monete o altri oggetti virtuali per ampliare il proprio portafoglio di possibili strumenti o armi. Iniziamo quindi ad allontanarci dal senso che interessa a noi.
- In ambito discografico, rapper e trapper vi diranno che droppare un nuovo album significa lanciarlo sul mercato. Cioè, ancora una volta, pubblicarlo.
- L’espressione “mic drop”, invece, si riferisce al gesto di far cadere il microfono al termine di un intervento o di un’esibizione, in modo da non ammettere repliche.
“Droppare significa semplicemente pubblicare, postare, condividere foto su Instagram e sfidare gli altri a fare altrettanto.”
Insomma, chi più chi meno, dà un contributo al termine “droppare”, riferito a una foto su Instagram.
Ma forse, per comprendere i veri significati dietro la challenge del “droppa una foto” non bisogna andare a scavare nell’etimologia del termine, ma in significati più pratici. E, dicendo “pratici” sto parlando di soldi, ovviamente.
Diamo un senso alla challenge del “Droppa una foto”: a chi è servita veramente?
Già, in fin dei conti, a comandare, nella realtà come nel mondo digitale, è pur sempre il vil denaro. E allora, ci chiediamo: chi si è avvantaggiato di più da una challenge all’apparenza goliardica e spensierata su Instagram?
“Nel momento in cui qualcosa diventa virale, la visibilità di chi l’ha creata aumenta a dismisura”.
A guadagnarci, guarda caso, è stato proprio Instagram. Tra coloro che si sono sfidati e coloro che hanno droppato foto solo per prendere in giro i primi, l’engagement su Instagram è aumentato a dismisura in quei giorni. Quasi 600.000 utenti (dato al 18 marzo 2022) hanno, infatti, usato l’adesivo “Tocca a te”, che permetteva di partecipare alla challenge, rimandando l’utente direttamente alla galleria di foto del proprio smartphone.
Insomma, se l’obiettivo era far rimanere più tempo possibile gli utenti sulla piattaforma, allora è stato raggiunto in pieno. In termini tecnici questo si chiama engagement, appunto. “Che hai detto?” Scusa, nonno, si chiama “coinvolgimento”. E farlo così, significa farlo bene.
“I neologismi sono il modo che le nuove generazioni usano per distaccarsi da ciò che è vecchio e obsoleto.”
C’è anche un’altra teoria, un po’ più complottista, che ruota attorno alla “drop-challenge” (termine, forse, inventato ora da me…). I più maliziosi affermano, infatti, che Instagram, grazie a questo tsunami di fotografie dell’estate 2021, abbia raggiunto l’obiettivo di raccogliere dati e informazioni aggiornate sui gusti e sulle preferenze dei suoi utenti.
Chi ne beneficia? Ancora Instagram, ovviamente, che può meglio calibrare le inserzioni pubblicitarie da vendere alle aziende in vista dell’estate successiva.
Instagram docet: un’importante lezione per il nostro business
In fin dei conti, Instagram cosa ha fatto? Ha creato una challenge qualunque, anche banale se vogliamo, ma facilissima da mettere in pratica, e ha fornito anche lo strumento giusto (l’adesivo “Tocca a te”) per agevolare al massimo l’azione.
Ha poi aggiunto un pizzico di scaramanzia (“se non droppi, avrai un’estate orribile”) che funziona sempre e ha, infine, passato la palla agli utenti. Da quel momento, il fenomeno è montato da solo diventando virale, con le conseguenze in termini di engagement che abbiamo visto.
“Chi si è avvantaggiato di più da una challenge all’apparenza goliardica e spensierata su Instagram?”
Come applicare tutto questo al proprio business? Come sfruttare gli strumenti che Instagram ci fornisce per aumentare l’engagement della community nei confronti della nostra azienda?
Vi ricordo che, nel momento in cui qualcosa diventa virale, la visibilità di chi l’ha creata aumenta a dismisura, con benefici diretti sull’autorevolezza del marchio di turno.
Proprio l’adesivo “Tocca a te” permette a chiunque di creare la propria challenge e invitare gli altri alla sfida. Questi posteranno la foto richiesta sul proprio profilo, invitando, a loro volta, i propri followers a fare lo stesso.
“Rendete la vostra challenge divertente e coinvolgente innanzitutto per il vostro target.”
E allora, sotto con le challenge più assurde e coinvolgenti, ma soprattutto “sponsorizzanti” del tipo: “Dipingi i muri della tua città di un bel rosso Valentino e droppa la foto!”, “Fatti un selfie con Matteo Salvini e droppa la foto”, “Tatuati sul corpo un tortellino di Giovanni Rana e droppa la foto!”
Signor Giovanni Rana, non rubi questa mia idea del tortellino, perché è pessima. Almeno quanto quella di farsi un selfie con Salvini.
In ogni caso, creata la challenge, aggiungeteci, come ha fatto Instagram, un possibile ritorno negativo del tipo “Se non lo fai ti esploderanno tutte e quattro le gomme dell’auto entro mezzanotte” e il gioco è fatto.
Insomma, rendete la vostra challenge divertente e coinvolgente innanzitutto per il vostro target, ma più in generale per il target di Instagram e, a quel punto, non resterà che attendere.
Riuscirete a far parlare di voi? Riuscirete ad avere un ritorno d’immagine positivo? Riuscirete a diventare virali?
Ma io che ne so, sono solo un boomer e quindi…ai posteri l’ardua sentenza.
E ricordate sempre: gli strumenti che servono sono tutti lì, a disposizione. Bisogna solo saperli usare.